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    A cura di Giulia Muscatelli
    Alcuni libri nascono da un’idea forte, altri da una suggestione. In rari casi nascono dal bisogno di capire qualcosa che non era ancora chiaro prima che venissero alla luce. Brave con la lingua è questo: una raccolta di racconti di quattordici autrici italiane che usano la narrazione come strumento per liberarsi delle parole chiuse – ecco il loro nome – che per anni le hanno incastrate all’interno di definizioni errate. Quattordici autrici che ci aiutano a comprendere la condizione della donna nel nostro Paese e come questa sia anche una questione di linguaggio.

    Certi libri si pubblicano con la speranza che possano insegnarci qualcosa: come essere un po’ più bravi con la lingua, per esempio.

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    “Sai che cosa penso? Che non ci sia niente di più puro e ribelle del fallimento, al giorno d’oggi. Il successo ti lascia l’amaro in bocca, per i prezzi che hai dovuto pagare, per il fatto che non ti basta mai. Ma il fallimento…” Eric allargò le braccia “il fallimento è puro, capisci? Lascia intatto il desiderio. Lascia immacolata la coscienza.”

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    Una famiglia di New Bedford, Massachusetts, dagli anni Sessanta ad oggi, tra ricchezze e potere, tra successi e cadute, intrighi, tradimenti, amore e bugie. Sullo sfondo dei grandi eventi della storia statunitense, i fratelli Elizabeth e William vivono le loro esistenze parallele cercando di comprendere il destino che li lega inesorabilmente al passato di una dinastia contorta e misteriosa.
    Luca Quarin riesce nell’impresa di costruire una cinepresa a doppio fuoco: quello vicinissimo, dei fatti della vita di ciascuno, e quello a campo lunghissimo, degli eventi che decidono la sorte di milioni di persone. Ma non solo, è nella relazione tra queste due inquadrature che si snoda “Il battito oscuro del mondo”: quanto i fatti che passeranno alla storia influenzino le vite dei singoli, e quanto, più o meno consapevolmente, i singoli decidano i fatti che alla storia passeranno.
    Una scrittura sontuosa, una capacità affabulatoria incredibile, e il pieno controllo delle tante linee narrative rendono questo romanzo una rivelazione, in grado di rappresentare l’universale dinamica del capitalismo e dell’umanità che ne è preda.
    Il grande romanzo americano, quest’anno, lo ha scritto un italiano.

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    *** Finalista al premio calvino 2014 ***

    Perché quel lembo di scogli e di terra, aggredito dal mare, prende il nome di Isola delle Pazze? Sulle coste del Salento, un piccolo isolotto è il pretesto per una narrazione densa e prismatica. Terreno di conquista per Messapi e Tarantini; casa degli umanissimi  pesci spada;  sede in pieno ‘800 di un esperimento psichiatrico su donne – pazze, appunto – lasciate in balia delle  onde e della loro malia.
    Masello, il protagonista del romanzo, scultore di cartapesta, si muove dentro queste storie, inseguendo i fili della tradizione e avvicinandosi alla Storia che tutto abbraccia. Fino all’incontro con Mariabbondanza, una venere di cui si innamora e che pare provenire dal passato più antico.
    In una lingua nuova, magmatica ed evocativa  Fabio Greco, al suo esordio, racconta una storia dal tempo sospeso e dal sapore forte del Mediterraneo.

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